Diaz, l’estetica giovanilistica e le occasioni perse

 

Attenzione: questo è un post contiene SPOILER

Una recensione poco pubblicabile frutto di una notturna chiacchierata online fra me (Z) e l’amico Er Manesse (E) di Pantofolari

E: posto che Diaz è un filmone, ma il topos narrativo di quelli che mentre tutto accade stanno in casa a scoprire l’estasi che è propria dell’idillio dell’amore lo vogliamo affrontare una buona volta? manco in The Dreamers o in Occupiamo il Rettorato contro la Moratti 2005  Continua a leggere

La terza dimensione di Ligabue

 

 

Ligabue torna al cinema. Questa volta niente storie di formazione anni ’60, niente più storie da bar della bassa emiliana, ma ben due ore e quindici minuti di proiezione del live di Campovolo in formato 3D.

Troppo facile qua una stroncatura. Anche prima di aver visto il film. Il problema è infatti strutturale non stilistico: vedersi un live in un multisala è come provare a fare sesso senza togliersi le mutande.  Continua a leggere

Cazzo applaudi/3 (Fratelli Taviani)

 

 

Non che voglia demolire stasera alle 1:15 di notte la valenza culturale dell’opera dei Fratelli Taviani (anche se la tentazione è forte).

Ma la scena madre di Good morning Babilonia del 1987 in cui i poveri e belli fratelli Bonanno rivendicano al responsabile del set di Intollerance le nobili origini della razza italica mettendole a confronto con la dubbia identità nazionale del tipico americano wasp, mi è sembrata più che la trasposizione cinematografica del razzismo subito dai migranti italiani negli Stati Uniti, una tavanata nazionalistica per ingraziare il pubblico che ricorda i precedenti film spazzatura di Carlo Pedersoli Lo chiamavano Bulldozer (1987) e Bomber (1982).

Natualmente però il tema della rivincita dell’italiano povero, ma bello, sgangherato ma genuino, sull’americano ricco e prepotente in un film di Bud Spencer ci sta benissimo, in un pappone con pretese di capolavoro come il film dei Taviani mette abbastanza tristezza.